
09 Giu Acqua verde o acqua blu?
Perché il futuro del pianeta dipende dal colore invisibile dell’acqua
L’acqua, nella sua essenza più pura, è una sostanza incolore, trasparente, inodore e insapore, ma la sua purezza è sempre una condizione che raramente si incontra in natura. Le colorazioni che possiamo osservare nei diversi bacini idrici, nei fiumi, nei laghi o nei mari, dipendono dalla presenza di particelle sospese e da sostanze disciolte, ma soprattutto dal potere riflettente dell’acqua stessa, che assorbe più velocemente le lunghezze d’onda corrispondenti ai colori rosso e giallo, lasciando prevalere le tonalità del blu, specialmente nei grandi specchi d’acqua dove la profondità accentua questo effetto ottico.
L’acqua si presenta in molte forme e classificazioni, dalla potabile a quella di scarico, da quella di falda all’acqua minerale naturale o frizzante, ma negli ultimi anni sono diventate fondamentali, anche a livello scientifico e politico, le distinzioni tra acqua blu e acqua verde. Questi due concetti si stanno facendo strada nella gestione sostenibile delle risorse idriche, perché rappresentano due modalità di presenza e utilizzo dell’acqua dolce:
- l’acqua blu (Blue Water) è quella visibile, quella che usiamo quotidianamente, come l’acqua dei fiumi, dei laghi, dei bacini artificiali, delle falde acquifere da cui possiamo attingere direttamente per usi agricoli, industriali e civili;
- l’acqua verde (Green Water), invisibile a occhio nudo, è l’acqua piovana che penetra nel suolo e viene assorbita dalla vegetazione, essenziale per la fotosintesi e il ciclo di vita delle piante, un’acqua che non possiamo captare o gestire direttamente, ma che rappresenta una risorsa chiave per l’equilibrio degli ecosistemi.
In questo contesto, diventa essenziale parlare di impronta idrica, o water footprint, un indicatore che misura l’acqua totale utilizzata per produrre beni o servizi lungo tutto il loro ciclo di vita, tenendo conto non solo dell’acqua visibile prelevata, ma anche di quella assorbita dal suolo o necessaria per diluire gli inquinanti. Questo approccio olistico distingue tre componenti dell’impronta idrica, che sono le sopracitate acqua Blu e acqua Verde, assieme all’acqua grigia (Grey Water), ovvero l’acqua necessaria per diluire gli inquinanti, riportando la qualità dell’acqua ai livelli originali o a standard legali definiti.
L’impronta idrica è un sistema di misurazione fondamentale per comprendere gli impatti ambientali delle nostre scelte produttive e di consumo e per pianificare una gestione sostenibile delle risorse idriche, specialmente se si considera che la disponibilità e l’impatto dell’uso dell’acqua varia enormemente in base alla localizzazione geografica e alla pressione antropica sugli ecosistemi locali. In particolare, l’acqua verde rappresenta la principale fonte di acqua dolce del pianeta, ed è la base per il funzionamento degli ecosistemi terrestri, responsabili dell’assorbimento di una parte importante dell’anidride carbonica generata dalle attività umane.
Si stima che il 60% delle precipitazioni che cadono sulla terraferma venga immagazzinato come acqua verde, segno del suo ruolo fondamentale non solo per l’agricoltura ma anche per il clima globale, Nonostante la sua importanza, le politiche idriche tendono a concentrarsi sull’acqua blu, più visibile e più facilmente gestibile, trascurando spesso il ruolo cruciale dell’umidità del suolo e dell’acqua trattenuta nella vegetazione.
Il cambiamento climatico sta modificando in modo sostanziale il ciclo idrologico globale, intensificando l’evaporazione e alterando i modelli di precipitazione: le temperature più elevate portano a un’atmosfera capace di trattenere più vapore acqueo, con conseguente aumento di eventi estremi come piogge torrenziali, siccità prolungate e uragani violenti. Queste variazioni non si limitano al singolo territorio, ma hanno effetti interconnessi a livello planetario, perché l’acqua evaporata in una regione può alimentare le precipitazioni in un’area distante, segno che la gestione delle risorse idriche non può essere più pensata in modo locale o nazionale, ma deve essere affrontata con uno sguardo globale. È importante riconoscere il ruolo del ciclo idrogeologico come sistema complesso che collega l’atmosfera, la biosfera, la litosfera e l’idrosfera in un’interazione continua, alimentata dall’energia solare e dalla gravità, che fa circolare l’acqua attraverso i suoi diversi stati fisici e ambienti: l’evaporazione, la condensazione, la precipitazione, l’infiltrazione, il deflusso e la traspirazione. Tutte queste fasi interagiscono con le attività umane e con i mutamenti climatici, rendendo il sistema sempre più vulnerabile e soggetto a squilibri.
La siccità, ad esempio, è un fenomeno naturale che si sta intensificando e aggravando proprio a causa del cambiamento climatico: nel gennaio 2025, la regione di Los Angeles è stata colpita da violenti incendi boschivi, resi più devastanti dalla prolungata assenza di precipitazioni e dalle alte temperature, una dinamica che si sta verificando in molte altre parti del mondo e che ha portato gli scienziati a concludere che, delle 103 siccità analizzate finora, ben 71 sono state rese più probabili o più gravi proprio dal riscaldamento globale. Le siccità agricole, in particolare, stanno aumentando con maggiore frequenza e gravità rispetto a quelle meteorologiche, con impatti diretti sulla produzione alimentare e sulla sicurezza idrica delle popolazioni. In Europa, la riduzione del numero di giorni di pioggia, unita a un aumento delle precipitazioni estreme, sta portando a una ricarica meno efficace delle falde acquifere e a una maggiore erosione del suolo, mentre la diminuzione delle riserve nevose stagionali influisce negativamente sul regime idrico dei fiumi alimentati dallo scioglimento primaverile.
È chiaro che l’acqua non può più essere considerata una risorsa locale e inesauribile. È un bene comune globale. Per affrontare questa sfida, è indispensabile adottare una gestione integrata che consideri l’intero ciclo idrologico, inclusa la fondamentale acqua verde.
Servono politiche di adattamento efficaci, ma anche strumenti innovativi. Per una gestione sostenibile è necessario investire in tecnologie di monitoraggio e sistemi avanzati che ci permettano di comprendere e anticipare i cambiamenti in atto.
È qui che offriamo il nostro contributo con Smartilla. La nostra soluzione unisce tecnologia IoT, monitoraggio ambientale e analisi predittiva per promuovere una gestione dell’acqua finalmente sostenibile e consapevole. L’obiettivo non è solo garantire l’accesso a una risorsa sicura, ma anche aumentare la resilienza dei territori e delle comunità di fronte agli impatti climatici.
In un mondo sempre più vulnerabile, l’acqua è il filo che lega il benessere umano alla salute del pianeta. Riconoscerne il valore sistemico, ecologico e sociale è il primo passo per costruire un futuro giusto e sostenibile per tutti.